lunedì 5 aprile 2010

non c'è

Non c'è più niente, tanto ho corso, volevo anche essere d'esempio per chi sta fermo, attività fisico-psichiche. Poi eccomi qua, un giorno di festa, svoglioso, non riesco neanche bene ad occupare il tempo.
Restano i desideri fastidiosi, perchè so che se non mi muovo, certo non verranno a me. Quello che mi fa soffrire è che non riesco più a guardarmi intorno e sapere che anche uno sguardo, un volto,un paesaggio ,potrebbe dare senso a questa giornata.. Preferisco nascondermi per non vedere i mirei difetti, conservare le poche forze che ho per essere creativo o almeno curioso verso la conoscenza. Ma niente per il mondo concreto, le persone, sono contento che ci sono , ma non ne approfitto, che so, per ridere, per parlare.

domenica 4 aprile 2010

Dunque?

Fermarsi, non uscire dalla casa se non per necessità. Bisogna fermarsi, è un fattto necessario, perchè il dolore è salito troppo inalto. Così duro il confronto col mondo che devo nascondermi. Se tutto è un immaggine, forme troppo grandi e robuste con cui raffrontarmi, allora tanto vale vivere di immagini più a mia misura, immagini di uno schermo che almeno non danno l'illusione di consolarti, di poterti abbracciare, da cui non ti aspetti di più che non la semplice contemplazione. Ma il tempo non si ferma, allora che fare?, Qualcosa bisogna fare per forza, che non sia il suicidio, l'annientamento di sè. Ho letto in libro dedicato a Pavese, che gli artisti sono accomunati da uno stato di schizofrenia, comunque una disfunsione che può essere assecondata solo con la creatività. Posso provare questa strada, fingermi un'artista e produrre creare forme immagini pensieri e poesie. Del resto col non ti sembra di chiuderti in te stesso perchè ci sono delle vie di comunicazione con l'esterno, evitando nello stesso tempo il confronto. Conosco gente che passa ore forse giornate intere sul computer, e certo non è questa la vita. Nella vita ci vuole un po' di tutto. Il corso della giornata richiede momenti di impegno, di svago, di solitudine e di socializzazione. Ma è da almeno tre anni che mi muovo in tutte le direzioni, e quel malessere "d'artista" non passa, annzi si è fatto più acuto, perchè più determinata si è formata una sorte di solitudine, come se non ci fosse alcuno che possa comprendermi, qualcuno con cui condividere il mio Io, nella sua evoluzione. Ce poi una pesantezza, tutta la fatica del vivere, che mi obbliga a fare questa scelta di nascondermi. Da soli, per quanto non è piacevole, non si fa fatica, quella fatica che serve per stare col prossimo. E che se poi deve essere una fatica cosa ci sto a fare. Incontrare gli altri ha come primo movente il risolvere la vitalità che è in noi, trasmetterla agli altr e riceverne. Resta il fatto che questa scelta di nascondermi mi sta prendendo bene, se non altro non mi obbliga a farmi sensi di colpa per non andare a lavorare.

sabato 3 aprile 2010

desideri

Dopo tante corse, eccomi qua appesantito, svogliato. Senza più appigli, scuse per riempire i buchi della quotidianità. Eppure non posso muovermi, non saprei neanche in quale direzione giusta per me.e e La bonaccia, scendere piano piano a terra, strisciasciare sulla superficie. Forse sono semplicemente malato, oppure una cacca, solo da schivare, o se la pesti porta fortuna. Sonni profondi, dormite senza orario, che non bastano mai. Come se l'energia bruciata negli ultimi tre anni, dovesse avere un ricambio, un recupero da inglobare nella mente. E già voglio guardare al futuro, sembra quasi un dovere, ma come conciliarlo con un atteggiamento di sfiducia totale in me stesso. Eppure non è vigliaccheria, non è una fuga dalla realtà per paura di vivere. E' uno stato di fatto , posso muovermi tra la gente , fare come se condividessimo lo stesso esistere, ma il confronto è inevitabilmente schiacciante, si perchè schiaccia me, il mio Io. Impotente di fronte alla forza altrui. Allora o uno crede che siano tutti buoni ,pronti ad accettare ogni mio capriccio, oppure si ritira in se stesso soffrendo della propria solitudine.