martedì 8 giugno 2010

l'ultima delle tentazioni di vita

Lunedì scorso dopo un anno di assenza, ho partecipato ad un gruppo terapeutico di solito frequentato non da malati, ma da persone tracciate di debolezza e timidezze, oneste e in grazia del Signore, e per questo si incontrano a parlare dei problemi personali, ma anche sociali, sotto l'attenta guida del giovane dott. G.Manca. Sono andato per stare in mezzo alla gente, visto che anch'io trovo difficoltà a trovare condivisioni per la strada. Invece mi sono trovato in un gruppo di quattro utenti (tre sugli -anta) e quattro operatori, e in una discussione accesa sul tema del suicidio. Nonostante è stato un fallimento, perchè l'unica giovane non si intendeva con la vecchia,ma proprio quest'ultima mi ha fatto riflettere perchè dice: a che serve che un dott. ti ricoveri appena accenni alla parola suicidio? Ho capito subito cosa intendeva, a dispetto dell'altra, che però non sono riuscito neanch'io a portare il discorso su questo piano. Cioè che ognuno ha una storia a sè, che pensare al suicidio non è solo una fuga, o grilli per la testa. E' comunque uno stato di dolore, e questo prevede una o più cause. Ad un certo punto ho fatto una domanda a Veronica(colei che pensa al suicidio, e aggiungo è molto carina):cos'èche prova, rabbia con impotenza o un annullamento della personalità. Ha fatto un respiro di sollievo(c'è bisogno di affetto, di parlare, ma non dei problemi,, ma delle esigenze, e anche ascoltare.

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