mercoledì 30 dicembre 2009

Inno all'Universo

Stavo scrivendo sul blog, e le emozioni, le persone mi passano dentro, e le lascio scivolare via. Ma un giorno qualcosa si è fermato dentro di me. Qualcosa che si è fermata nel mio ventre. Era la presenza di una giovane intelligentissima(al punto di fermarla in un ricovero) e idealista, che un giorno, sulla banchisa, sul mare del porto, mi ricordò la vita con l'amore(i baci, gli sguardi, le parole).Bè! in quel momento dopo mesi che non la vedo le viscere sciolgono la loro aggressività, e un sentimento di piacere, emotivamente alto, nasce in me come un'apertura al Tutto.
Oggi dico: gli astri del cielo, il sole e la luna, il pianeta Terra, con le terre, le piante e la fauna, il buio, laluce e i colori, non danno bellezza aDio per quel che sono, ma sono belle e magnifiche perchè è il Signore che le ha fatte:

fine 2009, sta già passando un decennio

Un anno di vita, di dolore, di sirprese.
Quando all'inizio, gennaio, arriva la nptizia che babbo è gravemente malato. E non è lasolita caduta data dall'alcool o da una caduta psicofisica, che lo accascerà a terra. Ma un male che annienta, che ho già conosciuto con nonno Umberto, zio e zie, e Mamma. Un male che nominarlo è già dire morte . Il cancro chesventolone, la mia corsa fatta per riempire i giorni di attività, piaceri, è di colpo interrotta, e mostrata in tutta la sua ridicolaggine. E' sempre così, tutto quello che faccio, rivosto a ritroso diventa uno spettacolo da circo. Alzo tanta polvere, come un personaggio dal crvello annacquato, pupazzo per far ridere le genti.

martedì 29 dicembre 2009

Sara

Che distrazione e che impegno
che non mi serve neanche guardarvi
e forse capisco che guardate me.
Ma è la vita che ride
fresca e fragrante, illuminata da
un sole eterno.
Mi lascio bagnare dalla pioggia
che scende fresca e rinfrescante,rigenerante.
Niente nubi oscure e basse.
Ma raggi di luce che fanno brillare l'acqua
che ravviva e la mia pelle giovane.
Ma ora sono io a chiederti
se riesci a vederti mentre ridi
senza lasciare il laccio che ti lega a noi.
Ti ho scoperta al di là del vetro, nitido,
mentre pudica ma senza vergogna
ti immergi nell'acqua che ti lasci cadee addosso
che lava e scivola via.
Sgomenta continui a ridere dei zizzoni che ti ronzano attorno,
ma senza paura danzi con piccoli passi e movimenti delle anche.
.
E non spegni la risata che non conosce malizia,
ma che non è propriamente gioia,
ma felicità.
Perchè sai che la vita è bella e nessuno te la può rendere tale,
ma da te la crei,
come luci di stelle, in un cielo ancora buio.

lunedì 28 dicembre 2009

Lettera al Padre al figlio e allo Spirito Santo

Ho bisogno di te, perchè questa vita è vuota, perhè questa vita non ha alcun significato se non una tua prova. Ho bisogno di te perchè, anche le cose più belle come un'orchidea, come un bambino, mi passerebbero indifferenti. Una canzone non mi fa più volare, e una donna più che indifferente.L'alba dietro la collina diventa un semplice scandire un nuovo giorno, e il tramonto segnarne la fine.Ma con te tutto diventa un brivido, un'emozione, la mia mente si apre e allora l'opera parla del suo artefice.Mentre senza di Te vince la paura, della morte, della mortificazione, del dolore sottile per i nostri peccati, del male che tocca noi e i nostri cari.Quindi è in questo che sei grande, non per quello che hai fatto, ma per quello che sei e per cui le cose divantano grandi e valorose.

domenica 27 dicembre 2009

Un punto della situazione vent'anni dopo

Il chioppo, la caduta agli inferi più crudi, dove il sole e una vaga immagine al ricordo, e i volti umani forme che non possono toccarti.
Solo nel deserto posso trovare un leggero sollievo, perchè rispeccia quello interiore. Sono stati anni in cui, un modo di vivere scielto solo per fuggire angosce troppo pesanti, sembrava di poter essere controlato. Che il bere , una vita sregolata, sarebbe sempre stata sostenuta da quell'entusiasmo interiore e giovanile, che non può finire. Quella che ti illudi sia una linea che va in crescendo, mentre non t'accorgi, ha gia presa una via in discesa: di forze, di capacità di concentrazione, di energie capaci di vivere il reale. Quello che provo a chiedermi, e già è un risultato che mi ponga la domanda,se è possibile guarire, non toccando più l'alcool, accettando che il mondo ci creiamo, può anche sparire, per ricostruirne un altro. Che quel fallimento, di fine anni 80, possa essere oggi sostituito da una nuova vita, e che sia addirittura positivo, cioè come esperienza vissuta sulla pelle.Fuori da canoni solo copiati da una società ingannevole.

venerdì 25 dicembre 2009

L'Amour c'est l'amour

Due labbra possono cercarsi
due rosse e tenere labbra
possono resistere lo sguardo
sbircioso e vergognoso
della propria audacia?
Mi insegnasti l'Amore
e per la mia superficialità persi anche te.
Nello stesso modo come ti cercai.
E piansi, ma non per te,
per un'amore effimero;
ma per aver perso il calore dei tuoi occhi scuri.
Così guardando dentro me
non resta che un vuoto
e anche le lacrime
scivolano via
su una superfice liscia come il marmo.
E senza riposo, senza riparo
riprendi il cammino
lasciandoti lontano.

mercoledì 23 dicembre 2009

Il divenire eterno

Finalmente ho capito, quel chinarsi sui libri,
sin da bambino leggevo gli ingredienti dei prodotti,
e poi la scuola, dove ascolti che è come cibarsi.
Prodotti che sono buoni, autentici e falsi.
Poi la filosofia, dove tutto abbraccia il tutto
per lasciarlo per un altro abbraccio.
Ma poi da una strada, senza una condivisione perchè emarginato,
anche il pensiero diventa sterile.
Vale solo quello che provi sulla tua pelle, e niente che non sia un gioco
pericoloso, tra la mia mente e una realtà in corsa che mi ha lasciato
indietro, perchè perso nei giochi di fumi e fiumi di vino.
Sono serviti quei momenti di aridità che tagliavano la mia anima, per
cominciare a rimuovervi, andando in contro alla stessa realtà che avevo mandato avanti. E oggi leggo, ma anche scrivo, sperando di riuscire a dire qualcosa che non sia solo soliloquio, ma messaggio di amore per la conoscenza dello spirito. Poter finalmente affrontare un linguaggio che sopravvive ad un professore che crede solo nella su carriera. Sono io solo, che parlo coll'universo, che so chiudermi in me per aprirmi al tutto. Dove non c'è un inizio o una fine , ma un continuo crescere, trsformarsi perpetuo. Per far questo l'animo mio deve allontarsi dal reale empirico, dal prossimo per poi allargarsi a maccchia d'olio verso tutti e tutto.

martedì 22 dicembre 2009

Un provetto poeta

Sfogliando un album di fotografie
un sussulto mi percuote il cuore
rivedo tanti volti del passato,
anima chiuse nella memoria.
Due lacrime bagnano il mio viso
sentendo quell'infinito amore
uscire dall'eternità di un frmmento di vita.

Camminando nella strada
Osservo chi consuma frettolisamente la propria vita.
Io ceco di assaporare ogni minuto che passa
ma anche la mia esistenza trascorre veloce e si esaurisce.
Un giorno sarò anch'io su una stella
a guardare il mondo che si affanna per vivere;
lì sarò libero, non più chiuso in una gabbia.
Gianluca

Ancora il vero poeta non conosciuto

E' avvento
E' tempo di avvento, la Chiesa si prepara alla nascita di Gesù.
L'umanità è in attesa di questo grande evento.
C'è chi prega, c'è chi canta e chi va a far provviste per il Natale;
perchè questo giorno è speciale.
Tutti i cristiani lo attendono.
Nel frattempo le strade e i negozi sono addobbati di luce per richiamare la gente agli acquisti.
Ma quando arriverà il Signore, troverà cristiani con un grande cuore?
Fiorenzo

SalutiamoCristina che non ci dona la sua bellezza

Nel segno del Natale
Nel periodo natalizio mi coincido ogni vizio.
Nel periodo augurale che inizia col dirti: Buon anno e Buon Natale!
Sia più gioioso con la venuta del piccin Gesù
che venendo nei nostri cuori ci rende lieti ancor di più.
Quello che devo dire a tutti voi
è che questo periodo di Natale
fatto di addobbi, regali,
il tutto un po' esagerato, che si basa sul consumo del "pacco regalo"
invece va reso calcolando il vero significato
che vada la mia lode a tutto il creato!
Sia un anno felice
per tutti! Cristina

pe
Grassetto

Uno sfogo un urlo di felicità

Come succede che cammino a testa basta, sfiorando con lo sguardo, le persone , i negozi, gli alberi rari che l città mi presenta. Mentre parlo da solo, improvvisando idee e ragionmenti, che vogliono spiegare i problemi del mondo.Così che c'è dopo, un lungo cammino, un incontro, nuovo o vecchio, un riveglio. allora i ragionmenti vengono messi da parte, se quelli che solleticano la curiosità e la condivisione. Uscire dalla chiusura di un ripiegamento su se stessi, per lasciare il cannocchiale, e vivere la realtà. Non è mai però quando c'è una lei, sola che può accendere una vita che ha stento riesco a cogliere tanto è potente. Ma c'è un motivo che ultimamente mi accompagna ogni momento, e che non fa sconti per niente e nessuno: cioè che comunque vada, per quel che faccio, sia che resti inerme, il tempo passa su tutte le cose secondo la crudele eppure vitale legge del divenire, per cui tutto è in continua trasformazione e quel che ho appena vissuto già non è più. Un'angoscia che guada diettamente alla fine, alla morte di ogni cosa.Allora scrivo, allora continuo il mio cammino, il mio lavorio mentale, nella speranza di rincontrare un'altra lei che mi doni quell'attimo in cui vivo l'etrnità.
Luca

Quando e persone ci sorprendono

Porta sempre nel tuo cuore
chi il tuo cuore
ha saputo apprezzare!!!
Auguri

lunedì 21 dicembre 2009

Quando un incontro è sentirsi soli

Perchè camminare lungo i margini, se in città
mi butterei in mezzo alla mischia e alzare una festa che non conosce orizzonti.
Ma la città è povera, il buio presto cala, e già le bancarelle tirano giù le tende.
I bar, neanche quella inventata malinconia è più possibile:
pochi soldi e poi è già tardi.
Silenzio, e imbarazzo nel prendere il caffè,
sentirsi dentro un locale a proprietà privata,
che ti vuole accogliere con sterile cortesia,
circondati da oggetti, leccornie e file di bottiglie
alle spalle del barman, a me proibite.
Forse è per questo che non alzo neanche lo sguardo,
e il mio animo, già chiuso da scorze di uno spirito geloso e in difensiva,
quell'animo svanisce del tutto per un tempo breve, ma eterno quanto è doloroso.
E' come un confronto tra me che non trova sè ed è inutile scoprire l'altro. Perchè non sono in grado, per motivi dati a priori, di centrare la relazione come con un semplice come stai: Tanto peggio se arrivano clienti che si nascondono dietro cappotti scuri, indossati come una divisa, e un volto plito e sicuro.. Si rivogono al barista come se si conoscessero da anni. Allora è meglio uscire ed evitare, per non vedere persone che smuovono il mio bisogno di alterità, senza soddisfarlo, ma guardati da un punto di vista inferiore ed incerto.
Luca

Da "L'infedele"

Sembra prprio che stiamo vivendo un periodo di sempre più estrema secolarizzazione, il materialismo ha toccato le classi più diverse. Successo, comodità, soldi, soprattutto soldi. Lo chiamano il neocpitalismo. Cioè si va avanti con la stessa mentalità ottocentesca di rpoduzione e consumo, basato sullo sfruttamento di tutte le risorse più efficenti che il mondo può offrire. Ma, anche di fronte alla grande ingegnosità umana, che sembra non avere confini, nella invenzione e scoperte, l'uomo trova i suoi limiti. Può conquistare tutto l'universo, progredire quanto si vuole nelle invenzioni tecnologiche, ma niente può contro la legge della vita che prevede la morte. Inoltre qualcuno, almeno si pone la domanda, a cosa serve andare sulla luna, avere Ski in casa, insieme a tutte le comodità, se perdiamo la nostra e l'altrui vita.
Da un punto di vista ontologico l'uomo pede se stesso, per guardare, per possedere, pone le parti creative ed emotive da parte. Da un punto di vista antropologico, si cea un enorme dislivello tra chi vive nell'opulenza, e chi non ha neanche il mangiare o bere. Ecco che, quando ciò fa saltare qualche punto del sistema(crisi economiche, clima rovinoso, attentati e violenza in genere), che il politico si mette in allarme e, anche se laico o ateo o agnostico, si rivolge alla religione. Come cercasse dei punti di riferimento sacri, che gli indicasse una via risolutrice, dei valori
che una società materiale non riesce ad accettare, perchè contro il cinismo divoratore. Evangelizzare, o forse basterebbe usare la testa insieme al cuore, un di filosofia insomma.

Riassuntodi "il concreto dello Spirito" Lilia Sebastiani

Il primo problema che si pone è l'antitesi tra l'azione religiosa, l'intervento pratico nel mondo, e la preghiera come pura contemplazione, vista come fuga, allontanamento, aggiustamento staccata dalla realtà.
Ma questa dicotomia viene risolta in questo modo, togliendo i momenti di guerre interiore, di nodi ,ma ponendoci in maniera attenta a Dio, allora diveniamo ascoltatori, oranti della persona di Dio. Sensa aspettarci una risposta diretta, il Signore non risolve i nostri dubbi e inquetudini, ma li lascia come una apertura del nostro animo verso il mondo. Ecco risolto il problema: di fronte ad un Dio nasconto, eppure vicino, noi ,mentre preghiamo guardiamo, non ad una contemplazione, che diventa innalzamento del nostro io, quindi folmulazione narcisista, ma ci rivolgiamo al fuori, al mondo cioè al prossimo. Solo in questa maniera, ponendoci come intermediari(senza risposte) tra Dio e l'altro, sfruttiamo la qualità concreta dello Spirito. Ecco che vediamo Gesù raccogliersi in preghiera sul mondo e poi scendere alle folle, la linea di divisione tra l'agire e il pregare non c'è più. Così come la preghiera deve guardare all'essenziale, non tante parole, ma una disposizione, anche comoda, dove creiamo una relazione a tre Dio-io-gli altri. Quindi pregare instancabilmente, per instancabilmente siamo attenti al passaggio della parola del Signore, e questa deve essere gratuita. Con una attenzione che diventa uno stile di vita. Accettando come siamo, senza cercare formulazioni scomode , per modificare lo Spirito a nostro piacimento, dobbiamo cogliere L'ascolto, nel silenzio autentico e accogliente.

domenica 20 dicembre 2009

Indipendenza e libertà

no che , non mi annoio, perchè se sono annoiato dal pc, o dlle lettere,
basta uscire qualcosa o qualcuno si trova con cui condividere l giornta.
Ho scoperto anche Antonella, che purtroppo si è impigrita e non si alza dalla carrozzella.
(scperta, perche ho trvato in lei un animo nobile che dall'esterno non appare).
Poi, riepire il tempo ci le mostre, il cinema, le passeggiate. Oppure partecipare a gruppi che si muovono nel sociale. Ma la libertà dov'è, forse nel potersi eprimersi, ma allor c'è bisogno
dell'altro. E ed un continuo fatidio che qui dove domicilio, la casa rossa, non c'è nessuno con qui confidarsi intimamente. Ma la libertà non ha leggi se o che libertà è, quel che conta è partire da dentro di se stessi, e quindi ,proprio nei momenti di più forte prigionia, che ritroviamo quell'angolo nascosta, quellaluce con cui illuminare il mondo, da un punto di vista tutto nuovo.
Luca

venerdì 18 dicembre 2009

Da"la ricerca della religiosità inC.Pavese"

sulla sofferenza e sulla sua inutilità. E' il soffrire di non possedere e quindi non poter dare. Mancanza dell'amore di una donna. E' questa inutilità che rende la soffernza insopportabile. Ma a Volte ammette che soffrire è anche creare, la sofferenza diventa un lavorio dello spirito che si affina, e fa nascere l'arte.
E' l'unico contenuto, visto quest'ultimo come una lotta dentro una materia inerte, vuota se lasciata alla deriva.
Pavese: niente psicanalisi, niente religione, ma identificazione del proprio
Io , inserito nel suo proprio destino. Cercando nella giovinezza, ricordando, non solo, ma identificandosi in quel fanciullo e le sue storie passate, dando nome alle cose, ed un ritorno (da Jung) alla "Grande madre".
Attraverso le tenebre cerca la luce, attraverso la disperazione cerca la speranza.

picccola finestra sul giorno

Dalla mattina alla sera non c'è tregua per l'animo mio.
Sempre acceso anche nei momenti d'ozio, necessariamente,rivolto a cercare qualcosa da fare, da pensare, qualcuno da volere incontrare. Fino a sera vado avanti, a volte producendo, altre ,preso dalla stanchezza, sono un motore acceso che si sente inserito
nell'instancabile corsa , visualizzata nei passi veloci dei pedoni in città, nei volti tesi di persone che aspettano l'autobus e non hanno tempo per rivolgerti una parole, o uno sguardo al cielo. Di tanto in tanto, a coprire il fruscio monotono delle auto in perenne corsa, il suono di una sirena che scandisce e conferma che siamo in un modo vivo, proprio perchè attivo.

la stanza

visioni da un vetro
Voci fuori da me,
non distanti ma lontane
come sortilegi sbeffeggianti
situati in un'altra realtà
diversa dalla mia.
Pungono, non fanno star bene,
al punto di umiliare la mia condizione così seria
perchè spenta.
Eppure è vita,
e come non puoi sentire il grido della natura.
Che si estende tutto l'universo.
Dentro un piccolo corpo umano, magari giovane,
quanta vita, energia esplosiva.
Luca

giovedì 17 dicembre 2009

perchè fare, guardare, avere

E' la seconda volta che mi capita. E cioè che passo una giornata che mi appaga, mi faccio un bel carico di affetto, raggiunto anche con fatica, e questo mi da ancora più soddisfazione. Così, allora il giorno dopo mi trovo sereno, senza smanie, o quelle voglie stravoglie che disturbinano l'animo
mio. Allora il giorno dopo mo trovo spiazzato, sono pago del gioco, allora che fare? passsare la giornata inerte,questo non mi riesce. Bisognerebbe essere un santone biddista e contemplare, si riuscire a fermarsi per guardarsi dentro e così vedee fuori. Allora questo stato di benessere interiore diventerebbe produttivo. Ma sono un misero, povero nello spirito, e devo continuare a fare, a dare da mangiare alla mia mente, al mio spirito e al mio corpo. Allora ieri, che era una giornata fondata su un risveglio luminoso, non riesco a fermarmi, e dopo una mattinata a coltivare il tempo nelle pulizie, mi impongo di ritornare a calcetto. 2 ore a 2° c per non stare nella casa rossa. E riuscire a tornare giocare è stata una grande soddisfazione, persino contento anche se ho perso. Ma c'era qualcos'altro di importante, andare a vedere i cortometraggi, ma una fatica immensa provavo, come se mi fossi esaurito del tutto e fatto un passo verso la morte. Poi per strada un dubbio: ad un certo punto sento che la lotta per lo sforzo nell'andare
al cinema "azzurro", è sparita, per un attimo mi si era aperta una strada
interiore, e mi dico, "ma così è troppo facile", e quindi proseguire sarebbe stato inutile. Allora mi irrito contro me stesso e mi dico: voglio veramente andare al cinema o è solo un coprire buchi, quindi passare il tempo consumando o producendo energia? Quindi, vista la nuova scielta, di vivere in equilibrio e qualità(poco ma fatto bene), me ne torno alla casa rossa, con questo dubbio, se tutto questo attivismo, di relazioni sia solo un lavoro, il mestiere di vivere, che neanche paga, oppure è menefreghismo totale, o se invece sto vivendo, e vivere è anche entrare nel mondo, con dei limiti per cui se sono stanco dopo un po' evo fermarmi per assaporare il gusto delle cose.

martedì 15 dicembre 2009

insieme , ma a chi

Scappo di casa, dove da ventenni assaggio solo
sapore di muro. Non una confidenza, e la colpa è anche mia.
Cammino a testa bassa pesante per le sue colpe.
Passano le giornate come passare su di una grata che non lascia
spazio alle fantasie, sospesa nel vuoto. Un vuoto mentale, ma anche fisico che colpisce allo stomaco.
Mio fratello sono anni che lo vedo solo passare, così come vedo passare gli altri, mi sembrano tutti così presi, sicuri e confortati dalle loro relazioni ed attività, famiglie, lavoro, livedo parlare certi di quello che dicono come fosse una unica realtà per essere nel mondo.
Ora sono riscappato di casa, questa chiusura mia, e vedere il confronto con chi la testa se l'è mantenuta sana, non mi permetteva più di resistere al dolore. E allora l'unica trovare un rifugio lontano, in una comunità. Ed Eccomi , dopo vari adattamenti e cambiamente a muovermi anch'io, leggo, cammino, bado al mare e faccio sport. Parlo con le persone, dove basta una parola per sentirsi vicini. Ma tutto fuori dalla casa che mi ospita. In questa tutto è vanità eppure portato avanti perchè così è stato deciso. Gli utenti sono fermi, chi parcheggiati, chi impotenti per le loro debolezze su cui la società passa sopra. Gli educatori, l'apparato infermieristico smarca il cartellino, non ha da fare per tutto il giorno, e magari aspetta un motivo di vita da chi è malato. A parte Andrea, che interviene con la sua vivacità sui pazienti, ma guarda caso sono escluso dal suo giro. Allora, allontanatomi dall'affeto che potevo avere da casa, vivere diventa un lavoro (il mestiere di vivere "C.Pavese"). Ma ho te , o l'altro, una condivisione con quei pochi che sanno portare con coraggio, guardando negli occhi il prossimo, la propria intimità, la libertà interiore che ci da dignità e forza di vivere. Momento per momento la vita.

venerdì 11 dicembre 2009

soli

Perchè soli.
Siamo alla ricerca di pesone, entrare ne giro.
Sapere che dopo il lavoro abbiamo qualcuno a incontrare.
Pe condividere il tempo, per raccontarci le nostre vite,
e poi dare un colpo all'altro che non c'è (piove governo ladro).
Amici, forse oggi bisognerebbe cambiere parola, magari compagni di un viaggio che è la vita. L'importante è distruggere la solitudine che ci inchioda
in un circolo vizioso, di masturbazioni e vision cerebrali.
Eppure quando è bello scappare, una fuga dagli altri, per riincontrare se stessi.
Rannicchiati su di noi, ai margini, certamente soffriamo, ma c'è qualcosa di vero,
un utentico che è toccare la nostra anima, Lo spirito si ribella ad ogni costrizione, diventa alto e mobile, poi ritorna sulla mente non senza dolore. Uno spirito che si affaccia fuori partendo dal di dentro. Ma resiste alle lusinghe delle dolcezze che lo richiama alla tribù.
Solo in questa condizione, di prigionia, la mente e la nostra anima trova un terreno fertile da arare e coltivare affinchè lo spirito sia produttivo.
Luca

giovedì 10 dicembre 2009

Vita in città

Eppur mi muovo
Come su una strada di pietre
colorate scure e marroni,
dure fredde indifferenti
a me che le passo accanto.
Quasi anzi che i miei pensieri
infastidesse l'ambiente.
I miei passi comunque riuscivano comunque
a scorrere leggeri e sicuri.
Lungo un percorso troppo aperto e facile
per non essere già previsto.
Un respiro, un sussulto, piccolo entusiasmo
di tanto in tanto si facevano sentire,
all'apparire del sole, al sorgere della luna,
e stelle ed erbe, frastaglie anch'esse indifferenti
come risposta all'indifferenza della materia.
Oggi ho fatto, dato e ricevuto,
come spesso mi accade, dopo anni di aridità,
dimentico e sollettico questa materia inerme.
E non c'è dubbio , ne ricevo doni, regali veramente grandi.
Perchè colpiscono al cuore:sorrisi, discorsi che per la prima volta
condividono la mia logica.
Emotività appena condivise, ma bastano a capovolgere l'ansia
in uno stato interiore di calma eterna, una pienezza di spirito.
A questo punto proseguo anche troppo sollevato,
dimenticando la polvere che le miei scarpe si lasciano dietro.
E bene gurdarsi intorno, misurare il tempo, annullare ogni
desiderio puntellato in un programma.
E così anche lei, anche se è sempre per lei, che non c'è mai, non basterebbe più, non serve più perchè è già tutto: la Vita.
Luca

Il volto umano

Orecchie sporgenti su una testa quadra(o ovale),
spunta fuori davanti una propomoniscenza, bucata:il naso.
Sotto due righe di carne rossastra mobili(si aprono e si chiudono),
sono elastiche.
Sopra il naso due aperture, gli occhi. Ecco qua mi fermo a pensare,
perchè in mezzo ad un bianco puro rispende un cerchio colorato:marrore, scuro, nero,verde-marrone_celeste-verde_azzurro.
In mezzo un cerchietto, un punto in tutti nero.

Natale 2009

Porta sempre nel tuo Cuore
Chi il
Tuo cuore ha saputo apprezzare!!!
Antonella
Chi ti sa capire è perchè comprende il tuo stato d'animo. A.

martedì 8 dicembre 2009

Le orme

Cammino su piedi che misurano lo spazio,
non so più se è la mente, un istinto a guidare i passi.
Ma sono degni di darsi con forte decisione,
per non sembrare inutili.
Ma un incontro lungo il marciapiede, o l'assenza
di ostacoli tradiscono un fare incerto

La natura

Messa agli argini, la natura a subito
la nostra ingordigia. In un secolo, poco più ci siamo
mangiati tutto. E dove abbiamo tolto abbiamo riempito
con la stessa materia(come fare un buco per sedercisi sopra).
E si, oro qualcuno fa la lacrima del coccodrillo, altri lanciano l'allarme.
Chi per amore ,chi per fame, siamo tutti con gli occhi sbarrati,
davanti alla desolazione di un deserto artiiciale.
Ma abbiamo sempre i nostri giardini, i nostri cagnolini pettinati e vestiti. Non si tratta solo di paesaggi(quelli qualcuno li ha preservati). Ma cosa di primaria importanza, non abbiamo più
di cosa cibarci. Tutto è città, una civiltà tecnologica. Ma l'uomo. Lo sguardo di un anziano. Vedo paura e spavalderia, come se quello che in fondo cercavano era proprio questo, la morte.

I margini

poesia in stato di lavorazione