venerdì 18 dicembre 2009

Da"la ricerca della religiosità inC.Pavese"

sulla sofferenza e sulla sua inutilità. E' il soffrire di non possedere e quindi non poter dare. Mancanza dell'amore di una donna. E' questa inutilità che rende la soffernza insopportabile. Ma a Volte ammette che soffrire è anche creare, la sofferenza diventa un lavorio dello spirito che si affina, e fa nascere l'arte.
E' l'unico contenuto, visto quest'ultimo come una lotta dentro una materia inerte, vuota se lasciata alla deriva.
Pavese: niente psicanalisi, niente religione, ma identificazione del proprio
Io , inserito nel suo proprio destino. Cercando nella giovinezza, ricordando, non solo, ma identificandosi in quel fanciullo e le sue storie passate, dando nome alle cose, ed un ritorno (da Jung) alla "Grande madre".
Attraverso le tenebre cerca la luce, attraverso la disperazione cerca la speranza.

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