lunedì 21 dicembre 2009

Quando un incontro è sentirsi soli

Perchè camminare lungo i margini, se in città
mi butterei in mezzo alla mischia e alzare una festa che non conosce orizzonti.
Ma la città è povera, il buio presto cala, e già le bancarelle tirano giù le tende.
I bar, neanche quella inventata malinconia è più possibile:
pochi soldi e poi è già tardi.
Silenzio, e imbarazzo nel prendere il caffè,
sentirsi dentro un locale a proprietà privata,
che ti vuole accogliere con sterile cortesia,
circondati da oggetti, leccornie e file di bottiglie
alle spalle del barman, a me proibite.
Forse è per questo che non alzo neanche lo sguardo,
e il mio animo, già chiuso da scorze di uno spirito geloso e in difensiva,
quell'animo svanisce del tutto per un tempo breve, ma eterno quanto è doloroso.
E' come un confronto tra me che non trova sè ed è inutile scoprire l'altro. Perchè non sono in grado, per motivi dati a priori, di centrare la relazione come con un semplice come stai: Tanto peggio se arrivano clienti che si nascondono dietro cappotti scuri, indossati come una divisa, e un volto plito e sicuro.. Si rivogono al barista come se si conoscessero da anni. Allora è meglio uscire ed evitare, per non vedere persone che smuovono il mio bisogno di alterità, senza soddisfarlo, ma guardati da un punto di vista inferiore ed incerto.
Luca

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