giovedì 17 dicembre 2009

perchè fare, guardare, avere

E' la seconda volta che mi capita. E cioè che passo una giornata che mi appaga, mi faccio un bel carico di affetto, raggiunto anche con fatica, e questo mi da ancora più soddisfazione. Così, allora il giorno dopo mi trovo sereno, senza smanie, o quelle voglie stravoglie che disturbinano l'animo
mio. Allora il giorno dopo mo trovo spiazzato, sono pago del gioco, allora che fare? passsare la giornata inerte,questo non mi riesce. Bisognerebbe essere un santone biddista e contemplare, si riuscire a fermarsi per guardarsi dentro e così vedee fuori. Allora questo stato di benessere interiore diventerebbe produttivo. Ma sono un misero, povero nello spirito, e devo continuare a fare, a dare da mangiare alla mia mente, al mio spirito e al mio corpo. Allora ieri, che era una giornata fondata su un risveglio luminoso, non riesco a fermarmi, e dopo una mattinata a coltivare il tempo nelle pulizie, mi impongo di ritornare a calcetto. 2 ore a 2° c per non stare nella casa rossa. E riuscire a tornare giocare è stata una grande soddisfazione, persino contento anche se ho perso. Ma c'era qualcos'altro di importante, andare a vedere i cortometraggi, ma una fatica immensa provavo, come se mi fossi esaurito del tutto e fatto un passo verso la morte. Poi per strada un dubbio: ad un certo punto sento che la lotta per lo sforzo nell'andare
al cinema "azzurro", è sparita, per un attimo mi si era aperta una strada
interiore, e mi dico, "ma così è troppo facile", e quindi proseguire sarebbe stato inutile. Allora mi irrito contro me stesso e mi dico: voglio veramente andare al cinema o è solo un coprire buchi, quindi passare il tempo consumando o producendo energia? Quindi, vista la nuova scielta, di vivere in equilibrio e qualità(poco ma fatto bene), me ne torno alla casa rossa, con questo dubbio, se tutto questo attivismo, di relazioni sia solo un lavoro, il mestiere di vivere, che neanche paga, oppure è menefreghismo totale, o se invece sto vivendo, e vivere è anche entrare nel mondo, con dei limiti per cui se sono stanco dopo un po' evo fermarmi per assaporare il gusto delle cose.

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