lunedì 21 dicembre 2009

Riassuntodi "il concreto dello Spirito" Lilia Sebastiani

Il primo problema che si pone è l'antitesi tra l'azione religiosa, l'intervento pratico nel mondo, e la preghiera come pura contemplazione, vista come fuga, allontanamento, aggiustamento staccata dalla realtà.
Ma questa dicotomia viene risolta in questo modo, togliendo i momenti di guerre interiore, di nodi ,ma ponendoci in maniera attenta a Dio, allora diveniamo ascoltatori, oranti della persona di Dio. Sensa aspettarci una risposta diretta, il Signore non risolve i nostri dubbi e inquetudini, ma li lascia come una apertura del nostro animo verso il mondo. Ecco risolto il problema: di fronte ad un Dio nasconto, eppure vicino, noi ,mentre preghiamo guardiamo, non ad una contemplazione, che diventa innalzamento del nostro io, quindi folmulazione narcisista, ma ci rivolgiamo al fuori, al mondo cioè al prossimo. Solo in questa maniera, ponendoci come intermediari(senza risposte) tra Dio e l'altro, sfruttiamo la qualità concreta dello Spirito. Ecco che vediamo Gesù raccogliersi in preghiera sul mondo e poi scendere alle folle, la linea di divisione tra l'agire e il pregare non c'è più. Così come la preghiera deve guardare all'essenziale, non tante parole, ma una disposizione, anche comoda, dove creiamo una relazione a tre Dio-io-gli altri. Quindi pregare instancabilmente, per instancabilmente siamo attenti al passaggio della parola del Signore, e questa deve essere gratuita. Con una attenzione che diventa uno stile di vita. Accettando come siamo, senza cercare formulazioni scomode , per modificare lo Spirito a nostro piacimento, dobbiamo cogliere L'ascolto, nel silenzio autentico e accogliente.

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